Il calciomercato estivo 2013 ha definito la nuova geografia “economica” del Calcio europeo sancendo la supremazia della Premier League, il nuovo volto della Liga spagnola votata alle “esportazioni”, l’equilibrismo della Serie A, l’oculatezza della Bundesliga e l’arrembante protagonismo della Ligue 1 francese sull’asse Parigi-Montecarlo. Fuori dalla top five la Primeira Liga portoghese e l’olandese Eredivisie rafforzano la propria vocazione di “campionati-ponte” di giovani promesse che spesso da altri Continenti vi approdano per poi accasarsi nei tornei più affermati e munifici.
Dunque, attingendo a varie fonti statistiche – dal rapporto diffuso dallo Sports Business Group di Deloitte alle statistiche diffuse dal sito specializzato Transfermarkt – è possibile ricostruire un’attendibile “bilancia commerciale” degli scambi effettuati nell’ambito delle prime dieci Leghe europee. Sempre tenendo presente che spesso per i prezzi dei trasferimenti non si hanno a disposizione cifre ufficiali e che per avere un’idea più realisitica degli impegni finanziari sostenuti dai club occorrerebbe aggiungere ai costi dei cartellini anche il volume degli ingaggi assicurati agli atleti tesserati.
In ogni caso, la regina del mercato è stata senz’altro la Premier le cui società hanno speso per gli acquisti una cifra record superiore ai 750 milioni di euro, con un incremento del 30% rispetto al 2012 (quando erano stati spesi 580 milioni ) e con un aumento di oltre 150 milioni rispetto al precedente record di quasi 600 milioni di euro fatto registrare cinque anni fa.
Il primato della Premier non sorprende ed è l’effetto del nuovo contratto di cessione dei diritti tv in vigore da questa stagione che spingerà il fatturato del massimo campionato inglese verso i 4 miliardi. In pratica il nuovo accordo assicuer entrare supplementari tra diritti domestici ed esteri per circa 700 milioni di euro. Mediamente è come se ogni club della Premier partecipasse alla tanto agognata fase a gironi della Champions incassando un assegno di oltre 30 milioni a stagione.
Solo nelle ultime 24 ore sono stati conclusi affari per 165 milioni di euro, con l’Arsenal che ha tirato fuori 50 milioni per prendere il tedesco Mesut Ozil dal Real Madrid e il Manchester United che ne ha sborsato 32,5 milioni per convincere l’Everton a lasciar partire Marouane Fellaini.
Più in generale Arsenal, Chelsea, Manchester City e Manchester United hanno speso quasi 270 milioni di euro. Il saldo tra spese e incassi delle squadre della Premier è stato di quasi 500 milioni, visto che sono entrati nelle casse 250 milioni. Cento dei quali sono stati incassati dal Tottenham per la cessione di Gareth Bale al Real Madrid. L’eccezione del calciomercato estivo, visto che circa 580 milioni dei 750 totali sono stati spesi dai club della Premier per importare dall’estero, soprattutto dalla Spagna, i migliori calciatori (dall’Italia sono arrivati tra gli altri Lamela, Osvaldo e Jovetic).
Il divario rispetto agli altri campionati europei, insomma, si è allargato. La Serie A ha chiuso in sostanziale pareggio, con operazioni in entrata e uscita per cifre complessivamente di poco superiori ai 400 milioni. Il Napoli, che ha perso Cavani per 64 milioni, ne ha speso circa 37/40 milioni per Gonzalo Higuain, la Fiorentina si è assicurata per oltre 15 Mario Gomez, la Juve ha preso Carlos Tevez e la Roma ha arruolato Kevin Strootman.
La Liga spagnola ha chiuso invece con un saldo positivo di quasi 100 milioni. I club iberici hanno speso per rafforzarsi (ma qui possiamo fermarci alle due big) circa 400 milioni e ne hanno incassato grosso modo 500. Il Real Madrid ha speso altri 70 milioni per Isco e Asier Illarramendi e il Barcellona ha investito 57 milioni per assicurarsi Neymar. Gli altri club oberati dai debiti hanno sposato la linea "suggerita" a inizio primavera dal Coni spagnolo che ha imposto una cura dimagrante ai bilanci fatta anche di cessioni eccellenti per ridurre l’indebitamento complessivo del calcio spagnolo di 300 milioni all’anno e portarlo nel prossimo triennio da 4 a 3 miliardi di euro.
Nessuna attenzione ai conti hanno dimostrato invece le due corazzate della Ligue 1 che hanno speso oltre 370 milioni di euro grazie alle follie di Dmitry Rybolovlev, il magnate russo che vuole fare grande il Monaco, e a quelle del Psg dello sceicco qatariota Al Thani. Il saldo negativo per il torneo francese è di circa 150 milioni (con entrate per 220 milioni). Il giro d’affari del mercato tedesco ha sfiorato i 270 milioni di euro per merito degli investimenti di Bayern Monaco e Borussia Dortmund. La ricchezza dei club tedeschi ha creato un rosso nella bilancia dei pagamenti vicino ai 60 milioni di euro facilmente assorbibile dai bilanci.
Fuori dalle big five, come detto, si segnalano sul versante degli incassi le performace dei club olandesi che hanno accumulato un attivo di quasi 110 miloni e di quelli portoghesi con un surplus di circa 70 milioni. Più spendaccioni rispetto alle possibilità si sono rivelati i club della Lega ucraina e di quella turca (con una differenza tra entrate e uscite di circa 60 milioni ciascuna). Le società della Premier Liga russa dopo aver avuto nelle ultime tre stagioni un disavanzo di circa 500 milioni di euro tra entrate e uscite, nell’ultimo calciomercato hanno incassato 250 milioni spendone appena 270. Con un piccolo -20 propiziato soprattutto dal ridimensionamento dell’Anzhi che ha effettuato cessioni per quasi 150 milioni di euro.