Gli Ias (i principi contabili internazionali) in soccorso del Fair play finanziario

Tutti d’accordo (o quasi) sulla bontà del fair play finanziazio che ha l’obiettivo di garantire alle società di calcio sostenibilità e continuità nel medio-lungo periodo. Dalla teoria alla pratica, però, per assicurare l’equilibrio dei conti è fondamentale che le regole contabili applicate da tutti i club europei siano uniformi. Che tutti, in altri termini, combattano ad armi pari. Cosa che oggi non è.

Mentre infatti le società quotate in Borsa (una ventina) adottano gli IAS/IFRS, vale a dire i principi contabili internazionali, la stragrande maggioranza delle società redige i bilanci con i principi contabili nazionali (principi che peraltro divergono spesso da Paese a Paese). Senza considerare poi il fatto che se i club delle Leghe più importanti hanno l’obbligo di ottenere il via libera sui conti annuali da parte di una società di revisione, in molte realtà, soprattutto dell’Est Europa, i bilanci sono depositati senza alcuna verifica di un soggetto terzo e indipendente.

Ecco, perché la Uefa sta studiando da alcuni mesi un dossier che prevede l’introduzione di un obbligo per tutte le società che partecipano alle competizioni continentali di adottare gli IAS/IFRS per la valutazione delle varie poste di bilancio.

Ottenere una maggiore omogeneità nei bilanci di partenza renderebbe più agevole e corretta la verifica del rispetto del Financial Fair Play (FFP), in quanto tutte le società partirebbero da una base uguale per poi effettuare le rettifiche finalizzate alla determinazione del break-even (il cosiddetto pareggio di bilancio). È evidente che il passaggio agli IAS/IFRS è tutt’altro che semplice e che dovrebbe essere anticipato da un’approfondita analisi delle principali differenze rispetto ai principi contabili locali.

Come spiega il partner Deloitte, Riccardo Raffo: “L’adozione degli IAS/IFRS da parte delle società di calcio è sicuramente auspicabile, ma trattandosi di un passaggio complesso penso che si debba pianificare una transizione con tempi ragionevoli anche per consentire alle società di prepararsi adeguatamente”. La Uefa potrebbe rinviare l’entrata in vigore di questo nuovo regime successivamente alla stagione 2016/17, quando la regola del pareggio di bilancio sarà pienamente operativa. “Le maggiori difficoltà tecniche e gestionali che incontreranno le società di calcio per adeguarsi alle norme del FFP consisteranno – sottolinea ancora Raffo – nel verificare che le regole vengano applicate in modo uniforme da parte di tutti i club e che non ci siano differenze legate all’applicazione di regole di “Paese”.

Tuttavia, il problema più rilevante sarà quello di verificare che i rapporti con parti correlate avvengano a condizioni di mercato. Alcune società realizzano infatti importanti ricavi con controparti che sono correlate e questi possono essere considerati nell’ambito delle norme del FFP solo se realizzati a valori di mercato. Purtroppo, però, è tutt’altro che semplice verificare i valori di mercato in alcuni tipi di transazione, per i quali appunto un mercato di riferimento potrebbe non essere ben identificabile”.

L’adozione degli IAS al posto dei principi contabili italiani potrebbe comportare notevoli cambiamenti nelle abitudini contabili dei club con un impatto più o meno forte in relazione agli asset oggetto di valutazione, fermo restando che la “filosofia” delle regole contabili internazionali è che la “sostanza” deve sempre prevalere sulla “forma”: in altre parole, quando si iscrive a bilancio un bene si deve evidenziarne il più possibile il valore attuale e di mercato e non quello legato, per esempio, al costo storico. Così come rischi di perdite e benefici vanno contabilizzati subito senza guardare magari alle tempisrica più lunga dei contratti.

Ma, in definitiva, dagli IAS arriveranno per i club italiani vantaggi o svantaggi? Dipenderà dall’uso che ne si farà e dalla scelte che verranno fatte.

Chi vorrà scrivere bilanci gonfiati o svuotati potrà continuare a farlo, ma in linea generale con gli IAS si avranno bilanci più rispondenti alla situazione economico/finanziaria della società.

Ecco, in ogni caso, un elenco delle principali differenze che scaturirebbero dal passaggio dai principi contabili italiani agli IAS/IFRS:

  • Possibilità di scegliere di valutare un elemento degli immobili (es. diritti di superificie, centri sportivi), impianti e macchinari alla data di passaggio agli IFRS al fair value e utilizzare tale valore come sostituto del costo a tale data.
  • Diverso trattamento contabile delle immobilizzazioni immateriali a vita utile indefinita (marchi etc…).
  • Attualizzazione diritti pluriennali e relativi debiti a medio/lungo termine.
  • Impossibilità di capitalizzare i costi del vivaio, relativi alle spese per la promozione e l’organizzazione del settore giovanile.
  • Svalutazione del valore residuo degli oneri pluriennali da ammortizzare in base all’articolo 18 bis della legge 91/81, relativi all’operata svalutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori, effettuata nel 2003, in considerazione delle allora mutate condizioni economiche e finanziarie del mercato di riferimento.
  • Definizione delle cd. Cash Generating Units e impairment test del parco giocatori.
  • Trattamento specifico di contratti onerosi (prestiti, esoneri, mancati utilizzi, contratti pubblicitari in perdita, minimi garantiti).
  • Diverso trattamento contabile delle attività finanziarie non possedute per essere negoziate, che devono essere valutate al costo ammortizzato mediante attualizzazione, utilizzando il criterio del tasso effettivo di interesse.
  • Diverso trattamento contabile delle compartecipazione attive e passive ex art. 102 – bis con rideterminazione delle plusvalenze rispetto a quanto rilevato secondo i principi contabili italiani.
  • Attualizzazione debiti e crediti verso società calcistiche aventi scadenza superiore all’anno.
  • Attualizzazione debiti e crediti con scadenza superiore all’esercizio.
  • Attualizzazione del fondo TFR e di altri eventuali benefit plan mediante applicazioni metodologiche di tipo attuariale.
  • Diversa contabilizzazione di alcune tipologie di ricavi derivanti da contratti di cessione di particolari attività immateriali e della library e da contratti di sponsorizzazione.
  • Diversa contabilizzazione dei leasing e dei contratti di locazione.
  • Trattamento e informativa sui rapporti con parti correlate.
  • Paolo Musso |

    l’OIC 26 definisce come trattare le operazioni, attività e passività in valuta estera.
    Nel mio sito approfondisco temi economici e principi contabili (nato da poco ma in continua crescita): http://www.principicontabili.net

  • Paolo Musso |

    l’OIC 26 definisce come trattare le operazioni, attività e passività in valuta estera.
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  • agostino ghiglione |

    Fare presto ad adottare questi criteri senza dimenticarsi anche delle differenti valute dei singoli paesi,del tasso di inflazione etc che non possono non avere riflessi nei rispettivi bilanci

  • agostino ghiglione |

    Fare presto ad adottare questi criteri senza dimenticarsi anche delle differenti valute dei singoli paesi,del tasso di inflazione etc che non possono non avere riflessi nei rispettivi bilanci

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