La rivoluzione di Erick Thohir nei prossimi mesi cambierà radicalmente il volto dell’Inter alla ricerca di un rilancio internazionale. Ma non tutti i dubbi (finanziari) sono fugati. Anzi. La sensazione è che il club nerazzurro, mai come prima in passato, sia seduto davanti alla propria Storia e dovrà trovare da solo la forza di rialzarsi e rimettersi a correre. Pena il fallimento. Nessun mecenate potrà soccorrerlo. Perché le regole del fair play finanziario prescrivono la creazione di club autonomi e autosufficienti. E perché il magnate indonesiano non ha alcuna intenzione di emulare Massimo Moratti che nei suoi 18 anni di presidente ha staccato assegni per 1, 2 miliardi di euro.
Le mosse societarie. Dunque, per far fronte all’indebitamento e per sostenere le iniziative di sviluppo del club Fc Internazionale Spa sarà scissa in due altre società. Nella prima, come ha illustrato Thohir al termine dell’assemblea dei soci, denominata provvisoriamente “MediaCo.”, finiranno i contratti relativi ai diritti tv e alle sponsorizzazioni (incluso quello appena firmato con Infront Italy). Nella seconda confluiranno le attività di merchandising, le Accademie, l’organizzazione degli eventi e il ticketing di San Siro. Non è stato chiarito invece come verranno distribuiti i beni patrimoniali dell’Inter, vale a dire gli immobili e i contratti dei calciatori (Appiano Gentile e sede sono iscritti a bilancio per un valore di 13 milioni e i diritti pluriennali dei giocatori per circa 144 milioni). Né come e per quale percentuale saranno saldati gli attuali debiti ed eventualmente su quale società peseranno. Ma molto probabilmente sarà la seconda, considerando che la “MediaCo.” dovrà fungere da asset di garanzia per un pool di fondi di investimento e banche estere, le cui fila dovrebbero essere tirate da Goldman Sachs, chiamate a sostenere l’Inter con un piano di finanziamento di cinque anni. “Agli istituti – ha spiegato Thohir – il business plan è piaciuto, credono nel progetto e lo ritengono sufficientemente prudente. Abbiamo tre pilastri: aumentare i ricavi, disciplina a livello finanziario con salari inferiori al 50% dei ricavi e presenza globale”.
Il rifinanziamento. Stando a quanto trapelato finora si parla di un piano di rifinanziamento da circa 250 milioni, che dovrebbero essere utilizzati in primo luogo per sostituire le garanzie prestate personalmente da Moratti (per circa 80 milioni) e le linee di credito aperte presso banche italiane (Intesa Sanpaolo, Bpm e Banco popolare soprattutto) anche attraverso operazioni di factoring (vale a dire di anticipi sui futuri introiti legati ai diritti tv e alle principali sponsorizzazioni), per complessivi 180/190 milioni. In secondo luogo per far fronte alla gestione corrente che brucia 60/70 milioni all’anno.
I vecchi e nuovi debiti. Al 30 giugno 2013 l’Inter aveva debiti totali per 432 milioni (a fronte di crediti per 145 milioni). I debiti verso banche erano pari a 91 milioni, quelli verso il Credito Sportivo a 15,6 milioni, i debiti per cessioni pro soluto ammontavano a 50 milioni, i debiti verso altri club nazionali a 93 milioni (compensati da crediti per 72 milioni) e quelli verso club stranieri a 23 milioni. Infine, i debiti verso i fornitori pesavano per 73 milioni (di cui 35 per commissioni verso gli agenti Fifa). Proprio i debiti verso i fornitori sarebbero in aumento negli ultimi mesi (anche perché la Covisoc controlla solo il regolare pagamento di stipendi e debiti tributari ai fini delle sanzioni) con ritardi crescenti nei pagamenti. Segnale di una crisi di liquidità o della scelta di addivenire a rinegoziazioni dei contratti passati ritenuti troppo onerosi. In ogni caso, non un segnale incoraggiante.
La scommessa di Thohir. La sostituzione delle garanzie di Moratti e la chiusura dei vecchi debiti è parte integrante dell’accordo relativo alla cessione del 70% dell’Inter ratificata a novembre, oltre alla ricapitalizzazione già effettuata da Thohir per 75 milioni. L’operazione di rifinanziamento – si è parlato tecnicamente di una secured transaction, tipica forma di prestito garantito da un’attività imprenditoriale diffusa nel sistema Usa – prevede che se il debitore non riesce ad onorare i debiti, i creditori possano rivalersi direttamente sulla società, entrandone in possesso. Sarà quindi l’Inter a garantire l’Inter, come più volte ha rimarcato lo stesso Thohir. Il club nerazzurro dovrà dunque trasformarsi rapidamente in un’azienda capace di realizzare ricavi per oltre 250 milioni (contro i 170 operativi del 2013) e macinare utili (contro un rosso che nel 2013 ha toccato quota 80 milioni). Una scommessa ambiziosa che Thohir e i suoi soci e sostenitori sono convinti di poter vincere.