Un default accolto come un sollievo, dopo mesi di chiacchiere e truffe, da un’intera città. Il Parma Fc dunque è stato dichiarato ufficialmente fallito dal Tribunale di Parma che però ha “disposto contestualmente l’esercizio provvisorio dell’impresa, designando Pietro Rogato quale Giudice Delegato e ha nominato Angelo Anedda (Presidente dell’ordine dei Dottori Commercialisti di Parma) e Alberto Guiotto (Dottore Commercialista in Parma e Presidente della Commissione crisi d’impresa del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti) quali curatori fallimentari”.
Formalmente l’incarico affidato ai due professionisti “è quello di gestire l’azienda, coordinandosi con il tribunale e il comitato dei creditori, accertare le passività fallimentari e le eventuali responsabilità degli organi sociali, liquidare le attività, anche attraverso la vendita dei beni aziendali, il recupero di crediti e azioni di risarcimento danni, per destinarlo ai creditori. Compito dei curatori sarà anche quello di verificare se sussistano effettivamente le condizioni per la prosecuzione e conclusione del campionato di serie A da parte della storica società calcistica”.
La conclusione, dopo l’arresto di Mamenti e di altre 21 persone del 18 marzo che hanno tentato di speculare con una frode informatica e non solo sulla tragedia sportiva e finanziaria del Parma, era quasi scontato. Ora la palla passa al il sindaco Pizzarotti, alla Figc e alla Lega Calcio che da alcune settimane stanno lavorando a diversi piani di salvataggio con l’obiettivo di far sé che il Parma concluda il campionato. Traghettare il Parma fino alla fine della stagione, significa evitare che sprofondi tra i dilettanti e poter consegnare il titolo sportivo a un nuovo proprietario facendolo ripartire dalla Serie B. Dopo l’abolizione del Lodo Petrucci c’è una regola delle Noif (l’articolo 52 ) che ammette questa chance ad una serie di condizioni. Vi ha già fatto ricorso il Bari nella stagione 2013/14. La novità del piano per gli emiliani è che sarebbe varata una sorta di gestione collettiva Figc-Lega per coprire le spese fino a giugno. Il 6 marzo la Lega di Serie A ha adottato a maggioranza una delibera “politica” che conferma la disponibilità dei club ad aiutare il Parma a proseguire il campionato attingendo al fondo multe. Juventus, Napoli Roma, Cesena e Sassuolo però hanno contestato la decisione di stanziare un aiuto al buio. Prima auspicano che si pronuncino il curatore fallimentare per valutare l’adeguatezza dell’assegno (che per alcuni potrebbe costare più dei 5 milioni di cui si parla anche).
A fine campionato dovrà essere identificato poi Il nuovo patron del Parma. Con un fallimento “pilotato” chi subentra nella proprietà deve farsi carico, oltre che del prezzo fissato dall’asta per il marchio sportivo, dei debiti sportivi pregressi che verranno però rinegoziati (e “tagliati” da 50 a 30 milioni), oltre a ripagare i soldi anticipati dalle istituzioni calcistiche (tra i 5 e i 10 milioni). Il Parma si ritroverebbe quindi in Serie B con un nuovo progetto e l’indebitamento sportivo azzerato. A patto che ci sia qualcuno disposto ad accollarselo. Cosa non affatto scontata. Gli altri creditori dando luogo dovrebbero attingere all’attivo che il curatore fallimentare riuscirà a racimolare con l’asta del titolo sportivo e degli altri beni del club. Che, a sua volta, non perderebbe i contratti e le compartecipazioni attualmente in corso con i giocatori e quindi potrebbe fare cassa con le loro cessioni.
Il progetto alternativo, finora tenuto nascosto, sarebbe quello di far fallire il club a giugno e grazie a una deroga del presidente federale farlo ripartire dalla Lega Pro anziché dai Dilettanti sgravato quindi anche dai debiti sportivi. In questa eventualità si sarebbe già resa disponibile una cordata di imprenditori locali. In questo caso i giocatori però sarebbero liberi dai involi contrattuali e si ripartirebbe da zero.