Ecco l’offerta che Mister Bee Taechaubol presenterà a Silvio Berlusconi: 500 milioni per rilevare il 51% del Milan. Prendere o lasciare. Perché la lunga attesa con i tanti, troppi, rumori di sottofondo e le voci destabilizzanti circolate sui media, hanno infastidito la cordata che il broker thailandese ha coalizzato intorno al sogno di portare in Asia il brand rossonero. Questa sera ad Arcore i colloqui ristretti fra le parti saranno perciò da dentro o fuori. Non ci saranno fumate grigie. L’intento è di diffondere domani mattina un comunicato ufficiale con l’annuncio della conclusione della trattativa. Positiva o negativa che sia. Ovviamente, Mister Bee è convinto che non ci siano ragioni per un fallimento. L’ottimismo e la sua capacità di dialogo sono state, del resto, il perno di quest’affare. Che da solo non avrebbe avuto la possibilità di comprarsi il Milan è stato subito chiaro, sia per le limitate risorse personali, sia per alcuni problemi con le autorità di vigilanza asiatiche. Tuttavia, Taechaubol, a capo del gruppo finanziario Thai prime, è riuscito nell’impresa di creare una “squadra” dalle formidabili capacità economiche che crede nel Milan e nel business plan predisposto da Mister Bee e dai suoi consulenti (in primis lo studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners) che include, tra le altre cose, una doppia quotazione del club, prima ad Hong Kong e poi a Milano, per raccogliere ulteriori capitali.
Il primo pilatro della sua alleanza Mister Bee lo ha trovato non a Dubai, dove pure risiede lo sponsor principale del club rossonero Fly Emirates (che dovrebbe tornare in gioco invece sul versante stadio, dopo il primo via libera preliminare della Fondazione Fiera alla costruzione del nuovo impianto al Portello), ma ad Abu Dhabi. Si tratta della Ads Securities, una società di brockeraggio finanziario in forte espansione che ha sia clienti istituzionali come banche, hedge fund, gestori patrimoniali e istituzioni finanziarie divisi tra Europa, Medio Oriente e Asia, sia clienti privati. Fondatore e Chairmain di Ads è Mahmood Ebraheem Al Mahmood che in passato ha guidato il team dedicato agli investimenti alternativi dell’Abu Dhabi Investment Authority dello sceicco Al Mansour, proprietario dal 2008 del Manchester City.
Il secondo pilatro del gruppo di potenziali acquirenti del club milanista è China Citic Bank, banca commerciale a vocazione internazionale controllata dalla China International Trust and Investment Corporation (CITIC), con un patrimonio di oltre 475 miliardi di dollari. Entrambe le istituzioni fanno capo al Governo cinese. E qui la cosa si fa interessante, perché sarebbero stati esponenti di primo piano del Partito comunista cinese a spendersi per far decollare il progetto. Politici molto vicini al presidente cinese, nonché segretario generale del partito comunista, Xi Jinping, che il 16 marzo scorso aveva annunciato l’avvio di riforme per una rinascita del calcio definendole “come qualcosa di imprescindibile per fare della Cina una nazione di vertice nel panorama sportivo”. Xi Jinping e la Cina ambiscono ad ospitare l’edizione dei Campionati Mondiali 2026 e possedere un asset come il Milan, uno dei brand calcistici più popolari e vincenti della storia del calcio, magari assorbirne il know how per rendere più competitivo il torneo interno e la Nazionale, sembrano degli ottimi motivi per supportare questo investimento “industriale”.
In effetti, l’intervento di Citic appare di medio-lungo termine e riduce le chance di Richard Lee, uomo d’affari di Hong Kong a capo della cordata “cinese” concorrente con quella di Mister Bee, di cui tanto pure si è scritto in questi mesi. Appare, in effetti, poco credibile che mister Lee agisca contro i monolitici interessi nazionali cinesi, scatenando un’asta sul Milan. Quella di Ads Securities è invece un’operazione finanziaria. La società di Abu Dhabi ha messo a disposizione una parte dei capitali necessari, e verrà ripagata con le somme che deriveranno dalla quotazione in Borsa. Quotazione che potrebbe permettere allo stesso Silvio Berlusconi di collocare proficuamente ulteriori quote del suo pacchetto di minoranza.
In ogni caso, la valutazione complessiva del Milan fatta da Mister Bee, che ieri ha lasciato il suo hotel per trovare un po’ di privacy, si aggira intorno ai 1.200 milioni. Da questa cifra vanno decurtati i 250 milioni circa di debiti finanziari certificati dal bilancio al 31 dicembre 2014 approvato ieri dall’assemblea rossonera (insieme a una perdita record di 91 milioni che porta l’ammontare del deficit accumulato dal club negli ultimi 10 anni a 360 milioni). In questo modo si arriva all’offerta da 500 milioni per rilevare il 51% della società. Soldi che serviranno, nelle intenzioni degli aspiranti nuovi padroni del Milan, in parte a ridurre l’indebitamento, in parte a rinforzare la squadra per tornare a primeggiare in Italia e in Europa.
(dal Sole 24 Ore del 29 aprile 2015)