Manchester City, arriva il primo utile dell’era Mansour: 14,5 milioni di attivo e altro fatturato da record

Dopo sette anni, il Manchester City dello sceicco Mansour chiude il proprio esercizio in attivo. Gli inglesi, come pubblicato nel loro report ufficiale, hanno chiuso il bilancio al 31 maggio 2015 con un utile di 14,5 milioni di euro, il primo dal passaggio di proprietà in mani arabe. Un doppio record per il club di Manchester, che chiude con un fatturato mai visto prima in 135 anni di storia. Se nel 2014 i Citizens avevano superato per la prima volta la soglia dei 400 milioni di euro, portando l’asticella del proprio fatturato a 440 milioni, nello scorso mese di maggio è stato sancito un nuovo primato: 475 milioni di euro, pari a 351,8 milioni di sterline. Un passo avanti importante, soprattutto alla luce delle limitazioni imposte dalla Uefa per il mancato rispetto dei regolamenti sul fair play finanziario. Le sanzioni, seppur alleggerite, imponevano al City una perdita non superiore ai dieci milioni per l’esercizio 2015.

Ricavi commerciali e televisivi in crescita. Nel 2015 da record per le finanze del Manchester City, si registrano gli ennesimi aumenti alla voce ricavi per ciò che riguarda il settore commerciale e per i proventi dalla cessione dei diritti televisivi. I ricavi commerciali, pari a 233,7 milioni di euro, registrano una crescita del 4% rispetto al 2014, confermandosi la principale fonte delle entrate dei Citizens. Un balzo in avanti reso possibile grazie all’ingresso di ventidue nuovi partner, dodici dei quali “regional partners”, tra cui marchi internazionali quali Nissan e Sap. I ricavi dalla cessione dei diritti audiovisivi aumentano del 2%, passando da 122 a 138,5 milioni di euro per ciò che riguarda i soli diritti televisivi legati alle gare di campionato e coppe nazionali. A questi vanno aggiunti 44,4 milioni derivanti dai diritti televisivi per le partite di Champions League, due milioni in più rispetto all’anno precedente.

Inversione di tendenza nei ricavi da stadio. In controtendenza col resto dei ricavi, troviamo il calo alla voce matchday revenues. I ricavi da stadio passano infatti dai 64 milioni di euro del 2014 ai 58,5 milioni messi a bilancio nel mese di maggio. Un crollo del 9% circa nel giro di un anno, da attribuire ai lavori di espansione dell’Etihad Stadium e all’avventura terminata solamente dopo due partite in Capitol One Cup, dove il Manchester City campione uscente è stato eliminato al quarto turno dal Newcastle. In tutte le ventotto partite casalinghe disputate nel corso della stagione 2014/15, la presenza media di pubblico è stata di 45.365 spettatori.

Stipendi al ribasso grazie ai paletti Uefa. Prosegue, sempre nell’ottica dei paletti imposti dalla Uefa, l’abbassamento del monte stipendi. Dopo essere passati da 258 a 241,7 milioni di euro nel 2014, i Citizens compiono un ulteriore passo riducendo la propria massa salariale a 227,9 milioni di euro. In diminuzione, inoltre, il rapporto tra ingaggi e fatturato, che dal 59% del bilancio precedente passa all’attuale 55%. Una conferma dell’impegno preso dal club al momento dell’alleggerimento delle sanzioni da parte della Uefa, quando è stata presa la decisione di non aumentare il proprio monte ingaggi fino all’inizio della stagione 2016/17, ovvero la prima stagione senza la “mannaia” imposta dall’organo di controllo. Con queste limitazioni, procede inoltre il calo degli ammortamenti dei cartellini, passati da 96,8 a 94,9 milioni di euro.

Zero debiti e patrimonio netto in aumento. La solidità della posizione finanziaria del Manchester City viene ulteriormente rinforzata dai risultati raggiunti al termine della stagione 2014/15. Il patrimonio netto del club sale a quota 676,25 milioni di sterline, pari a 913,4 milioni di euro. Un aumento dei 18% rispetto a quanto messo a bilancio nel 2014, quando la soglia dei seicento milioni di sterline non era ancora stata valicata. Anche per quest’ultimo esercizio, inoltre, il Manchester City ha operato con un debito finanziario pari a zero. Il processo di crescita che ha portato il Manchester City a grandi risultati, sia in campo che fuori, è visto dallo sceicco Mansour come “una strategia proiettata sulla sostenibilità a lungo termine e sul continuo sviluppo anno dopo anno. Per farla semplice, adesso questo club è un business redditizio, senza debiti e senza restrizioni straordinarie. il club ha rafforzato ulteriormente le proprie fondamenta per i successi futuri”.

  • agostino ghiglione |

    Un invito a Piero andiamo al nostro funerale che si celebrerà a San Siro sede scelta dalla UEFA per la finale di Champions di quest’anno.E poi portiamoci a casa i sedili su cui ci siamo seduti come ricordo.Lo si faceva un tempo anche per i ristoranti col “Piatto del Buon ricordo”.Fu un successo di tanti anni fa.Alcuni ne hanno fatto una collezione.

  • agostino ghiglione |

    Un invito a Piero andiamo al nostro funerale che si celebrerà a San Siro sede scelta dalla UEFA per la finale di Champions di quest’anno.E poi portiamoci a casa i sedili su cui ci siamo seduti come ricordo.Lo si faceva un tempo anche per i ristoranti col “Piatto del Buon ricordo”.Fu un successo di tanti anni fa.Alcuni ne hanno fatto una collezione.

  • agostino ghiglione |

    Un invito a Piero andiamo al nostro funerale che si celebrerà a San Siro sede scelta dalla UEFA per la finale di Champions di quest’anno.E poi portiamoci a casa i sedili su cui ci siamo seduti come ricordo.Lo si faceva un tempo anche per i ristoranti col “Piatto del Buon ricordo”.Fu un successo di tanti anni fa.Alcuni ne hanno fatto una collezione.

  • Piero |

    Sostenibilità nel lungo termine? Te credo, con ricavi commerciali gonfiati per fregare il Financial Fair Play (o altrimenti chiamato “barzelletta”)pari a 233 milioni di euro la sostenibilità è assicurata. Sia chiaro che i diritti tv contribuiscono e contribuiranno al dominio inglese nei prossimi anni e alla definitiva scomparsa del calcio italiano bancarottiere e inconcludente, senza stadio e senza niente dal panorama calcistico europeo che conta.

  • Piero |

    Sostenibilità nel lungo termine? Te credo, con ricavi commerciali gonfiati per fregare il Financial Fair Play (o altrimenti chiamato “barzelletta”)pari a 233 milioni di euro la sostenibilità è assicurata. Sia chiaro che i diritti tv contribuiscono e contribuiranno al dominio inglese nei prossimi anni e alla definitiva scomparsa del calcio italiano bancarottiere e inconcludente, senza stadio e senza niente dal panorama calcistico europeo che conta.

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