E adesso bisognerà spiegarlo allo Uefa. Perché se è vero che il giudizio dell’organismo contabile di Nyon riguarda i bilanci dal 2014 al 2017, la perdita record da 126 milioni che zavorra i conti rossoneri della stagione 2017/18 non potrà non pesare nelle valutazioni che tra qualche settimana saranno alla base delle nuove sanzioni destinate al Milan. Non poteva esserci insomma viatico peggiore al nuovo round in ambito Uefa dopo la decisione del Tas che ha riaperto il caso concedendo al club la possibilità di giocare l’Europa League. Sono stati accantonati 17.5 milioni proprio in previsione di un’eventuale condanna monetaria della Uefa (oltre che per le controversie in atto).
Il brusco peggioramento dei conti è diretta conseguenza della strategia dell’ex proprietario cinese Yonghong Li e dell’ex ad Marco Fassone di procedere a una maxi-campagna acquisti nell’estate 2017, con il risultato di far salire il monte ingaggi da 135 a 150 milioni e gli ammortamenti da 61 a 110 milioni (incluse le svalutazioni per circa 20 milioni di Bacca e Kalinic, anche se ceduti dopo lo scorso 30 giugno). La rosa del Milan dunque è costata 260 milioni e ha assorbito da sola tutti i ricavi, plusvalenze incluse. I costi totali sono balzati a 354 milioni, in aumento del 22.7% rispetto al bilancio precedente.
Il Milan cinese, senza Champions, dal 1 luglio 2017 al 30 giugno 2018 ha registrato infatti ricavi per 255 milioni (rispetto ai 212 del precedente rendiconto), ma con 42 milioni di plusvalenze. Nel dettaglio i ricavi tv sono stati pari a 109,3 milioni, inclusi quelli dell’Europa League. Il botteghino di San Siro ha dato invece 35,3 milioni. A deludere sono stati soprattutto i ricavi commerciali scesi a 62,5 milioni, con una contrazione di 7,4 milioni rispetto alla stagione 2016-2017 legata decisione dello sponsor tecnico Adidas di rescindere anticipatamente il contratto al 30 giugno 2017, siglando poi un nuovo contratto di un solo anno con scadenza 30 giugno 2018 a un valore economico più basso.
La discrepanza tra entrate e uscite ha prodotto un risultato netto consolidato con una perdita di 126 milioni, in aumento di 53 milioni rispetto all’esercizio precedente Per far fronte alla carenza di liquidità tra agosto e settembre il fondo Elliott ha effettuato versamenti di ricapitalizzazione per 170,5 milioni ristabilendo l’equilibrio finanziario e patrimoniale del Milan rimborsando le obbligazioni emesse lo scorso anno per quasi 120 milioni.
Insomma, il lavoro che attende la nuova dirigenza guidata dal presidente Scaroni, dal futuro ad Gazidis e dalla coppia Leonardo-Maldini si annuncia molto più complesso. Senza un immediato ritorno in Champions (e ai suoi ricchi introiti), il Milan “americano” rischia di perdere ancora terreno dal vertice del calcio tricolore. L’impressione comunque è che si sia utilizzato questo bilancio, ancora libero da vincoli Uefa, per fare pulizia “contabile” e mettersi in una migliore condizione per affrontare il futuro prossimo.