Tutto rinviato a settembre. E per una volta il rinvio non è un male derivante dall'”indecisionismo” congenito dell’assemblea della Lega di Serie A. Il risultato infatti appariva quasi scontato, visto i tanti dubbi della vigilia e il poco tempo a disposizione per valutare compiutamente tutti gli aspetti della proposta dei catalani di Mediapro arrivata lo scorso venerdì sera.
La decisione della Lega
I club hanno dato mandato a presidente e amministratore delegato, Gaetano Miccichè e Luigi De Siervo, di continuare trattare con gli spagnoli sulla base dell’offerta economica presentata il 26 luglio 2019, ma entro la deadline del 30 settembre.
L’assemblea della Lega di Seria A, all’unanimità, si legge in una nota emessa al termine della riunione, intende infatti «mantenere la piena facoltà di rivolgersi agli operatori del mercato della comunicazione per l’assegnazione dei diritti audiovisivi per il triennio 2021-2024». Nella nota si legge anche che l’assemblea, “valuta positivamente l’ipotesi di realizzazione del canale della Lega (ai sensi dell’articolo 13 della legge Melandri)”. Una concessione dei club più dubbiosi (dalla Juve al Napoli, dall’Inter alla Roma, dal Milan al Torino) a quelli più in sintonia con l’offerta spagnola guidati dal patron della Lazio Claudio Lotito.
Toccherà a Mediapro ricalibrare la proposta per il canale della Lega dopo quella presentata nel fine settimana che era già una terza forrnulazione – o “seconda-bis” – dopo quella recapitata nel corso della precedente tornata assegnata poi al fotofinish a Sky e Dazn. L’ok della Lega al nuovo intermediario indipendente non fu seguita dalla presentazione delle fideiussioni richieste da parte del gruppo fondato da Jaume Roures e nel frattempo passato sotto il controllo dei cinesi di Oriental Hentai Capital. Risultato: 64 milioni di euro di cauzione rimasti nelle casse della Lega e questione finita per vie legali. Peraltro la scadenza del 30 settembre è molto vicina temporalmente alla prossima udienza su questa vertenza fissata ad ottobre dal Tribunale di Milano.
Le prospettive da valutare
Si può affermare insomma che per ora i dubbi e le perplessità superano di gran lunga i vantaggi prospettati. Una scelta quella della Lega che appare dunque opportuna. Anche perché vincolarsi per sei anni a Mediapro e a un livello di ricavi – sia pure indicato come minimo – pari a 1.150 milioni a stagione, lo stesso che Mediapro e altri operatori assicureranno alla Ligue 1 francese dal 2020 al 2024, significa ipotecare lo sviluppo del calcio italiano. Fino a poco tempo fa infatti la Serie A doppiava ampiamente il campionato francese in fatto di diritti tv. E se il torneo tricolore, visti i ritardi accumulati su tutti gli altri fronti industriali, non dovesse raggiungere i 2 miliardi di euro di ricavi interni ed internazionali dalla quota media, un settore in rapidissima e continua evoluzione, sarebbe davvero un problema. Il canale della Lega è una soluzione verso cui si stanno indirizzando tutte le principali Leghe professionistiche sportive. Ma l’ideale sarebbe farlo in piena autonomia per governare il processo di sviluppo.
L’ultima proposta di Mediapro
L’ultima versione del progetto di Mediapro prevede un minimo garantito alzato a 1.150 milioni a stagione (ai quali vanno aggiunti 55 milioni per i diritti d’archivio e 78 milioni per i costi di produzione) per il triennio 2021-24 (la Serie A ottiene dalla vendita dei diritti tv in Italia 973 milioni più bonus, assicurati per il triennio 2018-2021 da Sky e Dazn) la conferma della cosiddetta revenue sharing e una revisione delle clausole di breakup fee. La Lega avrebbe il suo canale Serie A che come ha spiegato al Sole 24 Ore sabato scorso Matteo Mammì, Senior Advisor di Mediapro in Italia, dovrebbe “assicurare più ricavi alla Lega. Anche perché si tratta di un canale non esclusivo, aperto cioè a tutti gli operatori e a tutte le piattaforme tecnologiche. Una formula che ha dimostrato di essere in grado di ampliare la base di clienti”.
Nel progetto del canale televisivo Mediapro svolgerebbe la funzione di partner tecnico e commerciale, mentre tutta la responsabilità “editoriale”, dalla programmazione alla definizione palinsesti resta in carico alla Lega. Per quanto riguarda le cosiddette breakup fee, la proposta Mediapro prevede che nel caso in cui la Lega decidesse in una fase successiva di non procedere nella realizzazione del canale televisivo dovrebbe versare a Mediapro un importo di 30 milioni di euro per tre anni (e non sei come nella prima versione). È questo uno degli aspetti più controversi del dossier catalano. Anche perché la Lega per la Legge Melandri è comunque tenuta a fare un bando per gli operatori.
Sulla revenue sharing, infine, l’offerta di Mediapro al momento stabilisce che una volta superato il livello di incassi garantito (1.150 milioni più i costi operativi e i diritti di archivio) si attiva un meccanismo di distribuzione per cui per i primi 100 milioni di euro aggiuntivi la ripartizione è articolata con il 75% a Mediapro e il 25% alla Lega, mentre per tutti gli importi successivi la proporzione è ribaltata, con il 75% alla Lega e il 25% a Mediapro.