Può un torneo da 4,3 milioni di euro mettere a rischio la stagione di una squadra che sta tenendo una marcia da record? Per Jurgen Klopp e per il Liverpool, la risposta è assolutamente no. Ancor di più per una partita che da sola potrebbe portare in cassa circa 200 mila euro. Ecco dunque che in Fa Cup, nel replay della sfida con lo Shrewsbury, i Reds schiereranno la formazione Under 23. Il tecnico tedesco giustifica la sua scelta con l’intenzione di non interferire con la pausa della Premier League, ma basta guardare gli uomini schierati in occasione del primo incontro in coppa per capire quale peso stia dando il Liverpool alla competizione: Matip, Lovren, Fabinho e Origi più il neoacquisto Minamino erano gli unici “senior” tra i titolari, con l’ingresso di Oxlade-Chamberlain, Salah e Firmino solo negli ultimi venti minuti, per tentare di evitare il replay. La partita invece è finita 2-2 e dovrà rigiocarsi, ma stavolta la capolista della Premier si presenterà con la squadra riserve. Se dovesse passare il turno, il Liverpool otterrebbe 180 mila sterline (meno di 213.500 euro).
La Fa Cup, d’altronde, non rappresenta certo un obiettivo primario per i campioni d’Europa, tantomeno per le altre big inglesi. La competizione, organizzata direttamente dalla Football Association (la federcalcio inglese), genera proventi per circa 251 milioni annui ed è la principale fonte di ricavo della Federazione. Nel 2018, infatti, la Fa ha chiuso il proprio bilancio con un fatturato di circa 375 milioni di sterline (al cambio, 445 milioni di euro), includendo però tutto quel che è derivato dagli impegni della nazionale inglese, qualificatasi al Mondiale in Russia, e dell’utilizzo di Wembley, che nel 2018 ha anche ospitato le gare casalinghe del Tottenham. Nello stesso anno, la Fa ha sostenuto investimenti per oltre 150 milioni di euro sull’intero sistema calcistico inglese, dalle basi fino alla nazionale.
Tra gli investimenti, ovviamente, ci sono i premi per la partecipazione alla Fa Cup, che è la coppa nazionale più ricca. La Carabao Cup, organizzata invece dalla lega, prevede un massimo di 100 mila sterline a chi vince il torneo. Per portare a casa questa cifra in Fa Cup basta invece superare il terzo turno (32 squadre in tutto), con un premio di 135 mila sterline a testa (circa 160 mila euro). Proprio per questo, la competizione organizzata dalla Football Association fa gola ai piccoli club, soprattutto quelli che non partecipano alla Premier League: chi si qualifica ai quarti di finale si assicura 720 mila sterline, alle semifinaliste vanno 900 mila sterline e alle finaliste 1,8 milioni di sterline, con la vincitrice che raddoppia l’incasso, portando a casa l’equivalente di 4,3 milioni di euro. Cifre che però, per le corazzate della Premier, rappresentano le briciole.
La Coppa Italia, pur mettendo sul piatto un montepremi complessivo inferiore rispetto alla Fa Cup (circa 18 milioni di euro contro gli oltre 31 milioni della competizione inglese), garantisce un premio più sostanzioso al vincitore. La distribuzione avviene solo tra le società che si sono qualificate agli ottavi e alla vincitrice va un assegno da 5,2 milioni di euro. In Spagna, invece, si cerca di imitare la Fa Cup per rilanciare la Copa del Rey, almeno sul piano sportivo: gare secche e sorteggio integrale, senza teste di serie. Così può capitare che il Barcellona vada a giocare sul campo dell’Ibiza (militante in Segunda B) rischiando il tracollo, come invece è accaduto al Siviglia contro il Mirandes, decimo in Segunda. A riprova di come la Fa Cup, fuori dai confini inglesi, sia considerata comunque un modello da seguire.