Francia, i dubbi dei presidenti della Ligue 1: “Perché ci siamo fermati?”

La Ligue 1 adesso si guarda intorno e scopre di essere la sola, tra le principali leghe calcistiche europee, ad aver rinunciato a riprendere il campionato. In Francia il calcio ha alzato bandiera bianca il 30 aprile, a causa della pandemia di Covid-19, con la Lfp che ha decretato i verdetti per la stagione 2019/20: Paris Saint-Germain campione di Francia, Olympique Marsiglia e Rennes in Champions League, Lilla e Nizza in Europa League, Amiens e Tolosa in Ligue 2, col Lione (ancora virtualmente in corsa in Champions League) fuori dalla massima competizione continentale per la prossima stagione.

Il sindacato Première Ligue, che raccoglie i presidenti dei club di Ligue 1, non può far altro che interrogarsi sul perché di una scelta controcorrente rispetto alle altre federazioni continentali: “Su quale base il governo ha preso questa decisione?” si è chiesto il presidente del Lille, Gérard Lopez, durante una conferenza stampa telefonica tenuta insieme a Waldemar Kita del Nantes e Bernard Caiazzo, numero uno del sindacato e presidente del Saint-Etienne, i quali hanno denunciato la mancanza di “concertazione” che ha preceduto il discorso del Primo ministro Edouard Philippe, quando annunciò che “la stagione degli sport professionistici, in particolare il calcio, non sarà in grado di riprendere”. I presidenti credono invece che si potesse fare di più e puntano il dito contro il Governo, per un annuncio che lo stesso Lopez definisce “brutale”.

Oggi, con la Bundesliga nuovamente in campo e con Premier League, Liga e Serie A pronte a ricominciare, i presidenti di Ligue 1 rimangono sempre convinti che si potesse fare qualcosa in più per completare la stagione anche in Francia: “All’inizio di aprile – aggiunge Kita – eravamo i soli tra i cinque campionati principali a presentare la proposta di riprendere. Eravamo la locomotiva e gli altri paesi ci avrebbero seguito di più tardi. Purtroppo siamo rimasti fermi”. Il danno principale riguarda i mancati introiti televisivi: “Non abbiamo più i broadcaster”, è l’allarme lanciato da Caiazzo in merito alle questioni con Canal + e BeIn Sports, che hanno stracciato i rispettivi contratti a seguito della sospensione della stagione: “Non abbiamo responsabilità – prosegue Caiazzo – ce l’hanno il Primo ministro e il governo. Hanno informazioni che noi non avevamo”.