La situazione critica in cui il Barcellona versa ormai da tempo ha raggiunto livelli record, con debiti che sfondano il miliardo di euro (1,173 miliardi in totale). Il club catalano, attualmente terzo nella Liga e a dieci punti dalla vetta, ha aumentato nell’esercizio 2019/20 il proprio indebitamento netto del 55,5%, passando da 217 a 488 milioni di euro. In aumento anche i debiti a breve termine, passati da 505,5 a 731 milioni di euro, un balzo in avanti del 31%. Il Covid-19 e tutte le misure adottate per contenere il diffondersi della pandemia hanno fatto il resto, con mancati introiti legati allo stadio e al museo, ma i 203,7 milioni di ricavi persi a causa dell’emergenza sanitaria non sono giustificabili solamente con il Coronavirus.
Il Barcellona aveva previsto prima della pandemia un fatturato di 1,059 miliardi di euro. La realtà, invece, consegna agli azulgrana ricavi per 855,4 milioni di euro, cifra al ribasso rispetto all’esercizio precedente, quando il totale degli introiti arrivò a toccare quota 990 milioni di euro. L’esercizio si chiude in perdita per 97 milioni di euro, tra restituzione parziale degli abbonamenti, perdita di biglietti e mancati proventi delle strutture operative. Il costo salariale si è ridotto del 5% (da 671 a 636 milioni) grazie anche agli accordi intercorsi tra società e calciatori per la riduzione degli stipendi, un’intesa che permetterà al club di ragliare altri 127 milioni nella stagione in corso. In totale, gli stipendi dei giocatori hanno un peso pari al 74% del fatturato.
Tra i debiti, sono inclusi 196,7 milioni di euro per i trasferimenti dei giocatori, come quello di Frenkie de Jong, per il quale il club catalano deve ancora pagare all’Ajax 48 milioni di euro, o di Philippe Countinho (40 milioni al Liverpool). Il Barcellona, però, vanta anche crediti da altri club relativi ad operazioni di mercato. In totale, i catalani attendono di incassare 46,4 milioni di euro dai trasferimenti in uscita. Il saldo tra acquisti e cessioni, per ciò che riguarda i debiti, è dunque negativo per 150,3 milioni di euro. Il mercato di gennaio, inoltre, non dovrebbe prevedere grossi movimenti. L’allenatore Koeman avrebbe voluto dei rinforzi, ma è il primo a rendersi conto delle difficoltà: “Non c’è pubblico, non c’è turismo… ma tutti i grandi club hanno bilanci in rosso”. Sul rischio di vedere posticipato il pagamento degli stipendi, Koeman glissa: “Non so se sia vero, a volte sulla stampa escono notizie false, devo informarmi e poi potrò rispondere. Non ho sentito i giocatori preoccupati da questo argomento”.
Al di là dei numeri preoccupanti, il futuro del Barcellona passa anche dalle elezioni presidenziali che sono state rinviate al 7 marzo, dopo un iniziale programmazione per il 24 gennaio e l’inevitabile rinvio a causa del Covid-19. I candidati alla poltrona lasciata da Josep Maria Bartomeu sono Joan Laporta (già presidente dal 2003 al 2010), Victor Font e Toni Freixa. Tra le grane da risolvere, oltre ai problemi debitori, il nuovo presidente dovrà anche affrontare il caso Messi. L’argentino è in scadenza di contratto e già in estate ha cercato di lasciare la Catalogna. Se qualche mese fa il suo addio è stato scongiurato dalla clausola da 700 milioni di euro, a luglio potrà accasarsi altrove senza bisogno di pagare penali.