Verona, la Guardia di Finanza sequestra 6,5 milioni a Setti

L’operazione “Scala Greca” mette nel mirino Maurizio Setti, proprietario del Verona (nonché del Mantova, club militante in Serie C). L’imprenditore è indagato dalla Procura di Bologna per appropriazione indebita e autoriciclaggio in merito alla gestione dell’Hellas. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza bolognese hanno sottoposto a sequestro preventivo, su provvedimento del gip Sandro Pecorella, disponibilità per un valore di 6,5 milioni di euro riconducibili all’imprenditore modenese, dal 2012 presidente del Verona e dal 2013 socio unico del club. È proprio il suo doppio ruolo da amministratore e socio unico ad aver fatto scattare il provvedimento cautelare nei suoi confronti.

L’operazione nasce dalle vicende di due società bolognesi che, nel recente passato, sono rientrate nella catena di controllo dell’Hellas, nei confronti delle quali erano state emesse sentenze di fallimento successivamente revocate, all’inizio di quest’anno, in sede di reclamo. Stando a quanto comunicato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, «è emerso che la partecipazione detenuta dalle due società nella Hellas Verona era stata oggetto, negli anni, di vorticose operazioni di cessione infragruppo e rivalutazioni (anche grazie al coinvolgimento di società estere) che ne avevano strumentalmente e ingiustificatamente incrementato il valore».

Nell’ambito della stessa vicenda, inoltre, è stata individuata «una sofisticata operazione di autoriciclaggio – prosegue la nota delle Fiamme Gialle – per ben 6,5 milioni di euro, importo illecitamente sottratto dall’indagato alle casse della società calcistica sfruttando il suo doppio ruolo di amministratore e socio unico. Tali ingenti somme sono state quindi impiegate, indebitamente, per portare a compimento un articolato piano di ristrutturazione di una delle due società bolognesi volto a scongiurarne il fallimento, dal quale sarebbe potuto derivare lo spossessamento della società di calcio, vale a dire dell’unico, vero asset produttivo dell’intera catena di controllo sopra menzionata. Attraverso una vera e propria operazione di “maquillage contabile”, l’imprenditore ha cercato di celare l’origine delittuosa delle somme di cui si era appropriato indicandone in diversi documenti bancari e contabili la provenienza da una distribuzione di “dividendi”, sebbene si trattasse, in realtà, di una disponibilità finanziaria accantonata in bilancio quale “riserva di versamenti soci in conto futuro aumento di capitale”, di per sé non distribuibile».

Setti, in una replica affidata al sito ufficiale del Verona, ha respinto ogni addebito: «Intendo ribadire l’assoluta regolarità e correttezza del mio operato. Respingo tutte le prospettazioni accusatorie che mi sono ascritte, consapevole di aver sempre agito con piena trasparenza e nell’interesse dell’Hellas Verona e nel rispetto dei tifosi che la sostengono. Non ho sottratto illecitamente all’Hellas Verona alcuna somma. I bilanci di una società di calcio sono attentamente formati e controllati. Non ho mai avuto alcun rilievo sui bilanci dell’Hellas, né dal Collegio Sindacale, né dai Revisori e, men che meno, dagli organi di controllo di settore. Confido che, nel più breve tempo possibile, la magistratura possa fare chiarezza sulle vicende in questione, anche perché il mio operato è già stato giudicato positivamente dalla Corte d’Appello di Bologna. È oltremodo dannoso il clamore mediatico generato in relazione a questa vicenda».