Cina, un piano da 10 milioni annui per creare 16 “città del calcio” entro il 2025

La Cina ha pronto un nuovo piano di sviluppo calcistico. Il progetto reso noto dalla General Administration of Sport cinese è quello di costruire tra 16 e 18 “città del calcio” entro il 2025. Queste città dovrebbero avere almeno due club professionistici ciascuna, con un centro di allenamento per giovani di livello nazionale e un’altra serie di centri di preparazione a livello locale. Un investimento complessivo pari ad almeno 80 milioni di yuan annui, ovvero poco meno di 10 milioni di euro, nei quali dovrebbe essere coinvolta la metà degli studenti di ognuna delle città prescelte per portare avanti il piano di crescita calcistica in Cina. In queste città, inoltre, è prevista la presenza di uno campo da calcio ogni 10 mila abitanti, in modo da coinvolgere quanti più giovani possibili verso uno sport che il governo cinese continua a seguire con particolare interesse.

Le somme che verranno stanziate annualmente dalla General Administration of Sport e dalla Chinese Football Association si aggireranno tra i 5 e i 10 milioni di yuan (dai 640 mila euro agli 1,3 milioni, al cambio attuale) per ognuna delle città designate nel progetto. Qualora dovessero aderire le 16 località previste dal piano, la somma minima da stanziare ogni anno sarebbe di 80 milioni di yuan. Inoltre, il governo di ogni città che intende aderire al programma, dovrebbe investire almeno 30 milioni di yuan (poco meno di 4 milioni di euro) sullo sviluppo calcistico. A queste città saranno assegnati incarichi relativi al potenziamento delle associazioni calcistiche locali, all’ottimizzazione della struttura patrimoniale dei club professionistici, al miglioramento del sistema dei campionati, allo sviluppo del calcio di base, all’inserimento di esperti di alto livello in materia, alla costruzione di strutture adeguate e alla diffusione della cultura calcistica.

L’intervento del governo arriva dopo una serie di problemi che hanno afflitto il calcio cinese, tali da costringere al ritiro i campioni in carica del Jiangsu Suning. La proprietà, ovvero la stessa società che detiene le quote dell’Inter, ha deciso di chiudere il progetto calcistico in patria, autoescludendosi di fatto dalla Chinese Super League, che da questa stagione ha introdotto nuovi regolamenti. Su tutti, l’implementazione di un tetto salariale: il monte ingaggi complessivo è fissato a 600 milioni di yuan (meno di 77 milioni di euro) con un massimo di 10 milioni di euro per gli ingaggi dei calciatori stranieri. A livello individuale, i calciatori locali non possono guadagnare più di 5 milioni di yuan (640 mila euro) a stagione, mentre gli stranieri non possono andare oltre i 3 milioni di euro.

In questo scenario, il governo punta alla creazione delle “città del calcio” entro il 2025, ma più a lungo termine la Cina guarda al raggiungimento dello status di nazione sportiva di rilievo nel giro di altri dieci anni, quindi entro il 2035. Prima di quella data, i cinesi vorrebbero ottenere la seconda partecipazione al Mondiale nella loro storia. Dopo l’accesso al torneo del 2002 in Giappone e Corea del Sud, non sono più stati in grado di ripetersi. Nel girone di qualificazione a Qatar 2022, allo stato attuale, si trovano secondi a cinque punti di distacco dalla capolista Siria, nonché momentaneamente fuori dalle migliori seconde (ma con ancora tre gare da disputare). Prima del 2035, comunque, ci saranno altri tre possibilità per bissare il cameo di 19 anni fa, in cui la Cina terminò con zero punti nel girone di Brasile, Turchia e Costa Rica. Allora fu un successo partecipare. Adesso il governo punta a qualcosa di più.