«L’udienza di vendita in forma telematica del ramo caratteristico calcistico della società fallita Calcio Catania Spa è andata deserta per mancanza di domande di partecipazione». È con questo comunicato che il presidente del Tribunale del capoluogo etneo, Francesco Mannino, rende noto di non aver ricevuto alcuna offerta per rilevare i beni sportivi del club siciliano, attualmente militante in Serie C, dichiarato fallito lo scorso 22 dicembre. Da allora, per la società è stato disposto l’esercizio provvisorio, con termine ultimo fissato al 28 febbraio (dopo una prima proroga). Il mantenimento dell’esercizio provvisorio è necessario per far proseguire al Catania il campionato in corso. Qualora dovesse essere revocato, il club verrebbe escluso dal torneo, prima di ultimare la stagione.
Lo scorso 11 gennaio, il prezzo di base per l’asta fallimentare era stato posto a 1 milione di euro. In vendita era stato messo solo il ramo calcistico del Catania, dunque calciatori e immobilizzazioni materiali, ad esclusione del centro sportivo di Torre del Grifo. Il termine ultimo per presentare le offerte era l’11 febbraio alle ore 12, ovvero ieri, ma nessuno ha avanzato una proposta per rilevare il club, che ha perso la matricola dopo più di 75 anni. Al valore di 1 milione, fissato come base per l’asta, i consulenti tecnici d’ufficio sono giunti partendo dalla stima del patrimonio netto rettificato pari a 605.000 euro, gran parte del quale relativo alla struttura del settore giovanile (valutata 460.000 euro). Considerando anche la disponibilità di un «parziale recupero di quanto anticipato per il debito sportivo» quantificabile in circa 400.000 euro, si arriva al milione di cui sopra.
Chiunque avesse rilevato il ramo calcistico del Catania, avrebbe dovuto farsi carico anche del debito sportivo. Stando alla perizia consegnata dai consulenti tecnici d’ufficio nominati nella procedura fallimentare, si attesta intorno al valore di 2.850.000 euro, importo che potrebbe incrementarsi ove dovessero essere inclusi i debiti afferenti i dipendenti non tesserati, ma strettamente funzionali all’attività sportiva, pari a complessivi 457.000 euro circa; ma anche ridursi, ove venissero escusse in tutto o in parte le fideiussioni esistenti in Lega, con copertura degli emolumenti dovuti ai tesserati. Non rientrano nel conto eventuali compensazioni legate alle operazioni di calcio mercato.
Ora che l’asta è andata deserta, per il Catania è nuovamente corsa contro il tempo. Dopo il fallimento, il Tribunale aveva concesso l’esercizio provvisorio al club etneo fino al 2 gennaio, scadenza slittata all’indomani poiché la data fissata inizialmente cadeva di domenica. Per ottenere un prolungamento, il giudice aveva richiesto alla SiGi, la holding proprietaria del Catania, il pagamento di un debito da circa 600 mila euro. Dopo aver raccolto all’incirca la metà della somma richiesta, è stata concessa una proroga di 48 ore, al termine della quale l’esercizio provvisorio – necessario per mantenere l’affiliazione per la stagione in corso – è stato prolungato fino al 28 febbraio. Se al termine del mese non dovesse essere ulteriormente prorogato il termine dell’esercizio provvisorio, il Catania perderebbe la licenza e verrebbe escluso dal campionato in corso.