I club di serie A potrebbero fare da "hub" o, per uscire fuori dalla metafora aeroportuale, da tutor ai club di Lega Pro ovvero a quelli dilettantistici che ambiscono a crescere a livello professionistico. L'idea, o più che altro per ora una "provocazione", è emersa nel corso del convegno sulla "Riforma del calcio professionistico" promosso proprio dalla Lega Pro.
In effetti, le società della vecchia serie C impegnate in un difficilissimo passaggio "generazionale", con la riduzione da 69 a 60 e la necessità di fare i conti con stringenti piani industriali, potrebbero trovare a livello territoriale un punto di riferimento nei team della massima serie.
I quali potrebbero trasferire ai club di Lega Pro il proprio know how in fatto di organizzazione aziendale (a patto di aver maturato buone prassi interne e di rappresentare un modello di equilibrio economico-finanziario) ovvero in ambito tecnico-sportivo (modalità di allenamento, alimentazione, cura e gestione dei vivai).
In cambio, i club di Lega Pro destinati a diventare sempre più aperti ai giovani con squadre under 20 potrebbero far fare esperienza nelle proprie fila ai migliori giovani dei club di A ovvero impegnarsi attraverso diritti di prelazione a cedere ai club di A che fungono da tutor i propri talenti a prezzi "scontati".
Insomma, i contenuti di queste possibili forme di partnership possono essere le più varie. Quel che sembra necessario per superare la fase di impasse è creare delle concrete sinergie per unire le forze e riportare in pochi anni il calcio italiano, l'intero sistema del calcio italiano, a un ruolo di primo piano in Europa.