La “tempesta perfetta” che si sta abbattendo sul Calcio italiano Spa rischia di lasciarsi alle spalle danni incalcolabili sul piano economico e di reputazione, proprio nell’estate in cui i top club di serie A stanno tentando faticosamente di rialzare la testa e sono tornati a spendere sul mercato (oltre 250 milioni di euro) per ingaggiare atleti capaci di elevare il tasso di competitività. Da qui a metà mese potrebbero sparire dalla geografia calcistica oltre un terzo dei club che attualmente militano in Lega Pro.
La vecchia Serie C, un tempo patrimonio di parabole sportive memorabili e vivaio di futuri campioni che hanno fatto la fortuna della Nazionale, oggi è lo specchio di un tessuto imprenditoriale che non ha più le risorse per sostenerne l’esistenza, e corre seriamente il pericolo di scomparire, asfissiata da debiti e sanzioni disciplinari (come se non fossero stati sufficienti i fallimenti e le riforme che avevano già ridotto le compagini da 90 a 60 nell’ultimo quinquennio).
Per il campionato 2015-2016 almeno quattro squadre non hanno presentato, entro il termine dello scorso 30 giugno, la domanda d’iscrizione: il Barletta, il Grosseto, il Monza (fallito) e la neo promossa Castiglione. Mentre 12 società si sono iscritte con riserva, in quanto non hanno allegato la fideiussione obbligatoria di 400mila euro (Benevento, Ischia, Lupa Castelli, Martina Franca, Paganese, Pisa, Reggina, Real Vicenza, Savona,Varese, Venezia, Vigor Lamezia). Tutto ciò nonostante il tentativo dei vertici della Lega Pro (bloccato dalla Figc) di far “anticipare” il 50% della fideiussione dai finanziamenti del Credito Sportivo destinati alla categoria. Fra le squadre in difficoltà, alcune, come Savona e Reggina, se saranno ai nastri di partenza del prossimo campionato, saranno già penalizzate per non aver ottemperato al pagamento degli emolumenti di aprile, entro lo scorso 20 giugno.
Come se non bastasse, sull’assetto dei campionati pendono le decisioni della giustizia sportiva per le inchieste giudiziarie aperte negli ultimi mesi dalle Procure di Catanzaro e Catania. Nel conto dell’incertezza vanno considerate le possibili estromissioni dalla serie B di due squadre (Teramo e Catania per presunti illeciti) ed il coinvolgimento nello scandalo «Dirty soccer» di almeno altri quattro team di Lega Pro (Akragas, L’Aquila, Santarcangelo, Torres), nonchè delle cinque compagini che a vario titolo sarebbero responsabili di aver “venduto” i match contro gli etnei (Varese, Trapani, Latina, Ternana e Livorno).
Senza dimenticare la conclamata esclusione del Parma. Dunque, potrebbe essere cancellato un intero girone della terza serie o comunque quasi una squadra ogni tre, per diverse ragioni, giocherà con un handicap in classifica.
La Figc di fronte a questo caos ha scelto di ripristinare il blocco dei ripescaggi, ma solo a partire dalla stagione 2016-2017. La decisione presa a maggioranza ha visto il voto contrario dei rappresentanti di Aic (Assocalciatori), Aiac (Assoallenatori) e Lega Pro. Perciò nelle prossime settimane tra procedimenti penali, sportivi e procedure di ripescaggio è facile immaginare un’estate infuocata. Per i ripescaggi sono stati confermati i parametri dello scorso anno. In pratica, si pescherà in una speciale classifica ottenuta mixando criteri come il merito sportivo e l’ultima classifica (50%), la tradizione della città (25%), vale a dire le partecipazioni e i risultati ottenuti nei tornei dal 1929-30 a oggi, e la media spettatori delle ultime cinque stagioni a partire dall’annata 2013-14 (25%). La Federazione ha introdotto però una tassa di rispescaggio: le società dovranno versare un contributo straordinario di 5 milioni per la serie A, 1 milione per la serie B, 500mila per la Lega Pro e 300mila euro per la serie D. Mentre saranno tenute fuori le squadre già penalizzate per illeciti sportivi. «Questi provvedimenti partiranno subito – ha precisato il presidente Carlo Tavecchio – e si stabilirà nel prossimo consiglio come ripartire gli introiti». Tuttavia, alcuni club come il Cittadella, sfavoriti dal regolamento attuale, lamentano il fatto che Presidenti di Lega e Figc abbiano perso l’occasione di inserire e privilegiare ai fini dei ripescaggi un elemento centrale come la regolarità amministrativa delle società.
Impossibile a questo punto escludere uno slittamento dei campionati di Serie B e Lega Pro per i ritardi derivanti dall’inchiesta sportiva che investirà la procura federale con i risultati preliminari delle indagini a Catania e Catanzaro (anche se alla Procura federale guidata da Stefano Palazzi saranno attribuiti tempi dimezzati per chiudere i propri procedimenti). Lega Pro che si ritrova peraltro priva di un presidente delegittimato dopo che l’assemblea dei club ha bocciato per due volte il bilancio. L’era di Mario Macalli (presidente per 18 anni e dimissionario dal 3 luglio, ndr) potrebbe eclissarsi con un commissariamento. «Il commissariamento è molto vicino se ci sono gli estremi giuridici per farlo, lontanissimo se non ci sono – ha precisato il numero uno del Coni Giovanni Malagò –. Se i campionati partono regolarmente con le società iscritte giustamente appartenenti a quel campionato, allora tutto è regolare. Ci sono episodi, poi, che ci inorridiscono, ma fanno parte di quel mondo privato in cui il Coni non può e non deve intervenire. Il nostro interlocutore è la Federazione non le Leghe». La precarietà della situazione economico-finanziaria della vecchia Serie C emergeva già con chiarezza dal ReportCalcio 2015 eleborato da Figc, Pwc e Arel. Il fatturato medio dei club nella stagione 2013-14 non è andato oltre i 3,3 milioni, con un costo medio del lavoro di 2,5 milioni, costi totali di 4,6 e perdite medie pari a 1,3 milioni. Il tutto a cospetto di un patrimonio netto inferiore ai 439mila euro nella Prima Divisione e ai 103 mila euro nella Seconda Divisione (prima della riforma con il Girone unico che ha debuttato nello scorso campionato).
(Dal Sole 24 Ore del 2 luglio 2015)