Non certo quella che si definirebbe una giornata tranquilla in casa Fininvest. In mattinata la doccia gelata di Bollorè e Vivendi che annunciano di voler acquisire solo il 20% di Mediaset Premium e non più il 100%, facendo crollare il titolo in Borsa. In serata, sul fronte Milan, l’inattesa richiesta da parte del consorzio cinese rappresentato da Galatioto di far slittare la firma per il contratto preliminare di qualche giorno. Una firma annunciata da entrambe le parti come imminente fino all’ora di pranzo (entro la fine della settimana o al massimo nei primi giorni di agosto). La richiesta di slittamento, per adesso, non preoccupa nessuna delle parti. Nessuno, insomma, si sente di mettere in discussione l’esito positivo di questa lunga trattativa. Per Fininvest e il Milan del resto qualche giorno in più cambia poco. Al momento delle firme del preliminare arriverebbe un assegno di soli 15/20 milioni, mentre la seconda tranche dei 100 milioni di “garanzia” sarebbe accreditata a mercato chiuso (anche se prima del closing). E d’altro canto dopo aver registrato un rosso di oltre 150 milioni negli ultimi due bilanci non ci si potrebbe concedere spese folli per non sfondare le barriere del fair play finanziario Uefa.
Ufficialmente la necessità di spostare la firma del preliminare è legata al ritardo con cui si stanno svolgendo le procedure burocratiche per il rilascio delle autorizzazioni da parte delle autorità cinesi su due questioni: la composizione della struttura societaria e l’esportazione di capitali all’estero. Mentre sulla cessione del 100% del club rossonero sarebbe ormai stata trovata la quadra. I ritardi fin qui accumulati nella trattativa erano dovuti alle perplessità prima e ai problemi di salute poi di Silvio Berlusconi. Ma anche alla necessità di aggiornare, tradurre e far sottoscrivere le bozze di intesa a tutte le parti del consorzio. Si è passati infatti dalla cessione del 70% alla vendita integrale del club. Ora invece si tratta di un vero e proprio rinvio, chiesto per di più da compratori che sembravano impazienti di chiudere. Ecco perché alla serenità che ancora mostrano le parti fa da corollario il crescente scetticismo (per usare un eufemismo) dei tifosi, che vedono in questa prolungata stasi il prologo a un’altra stagione di delusioni. In effetti, il ritardo delle autorizzazioni da parte di Pechino dopo mesi di colloqui non può non sollevare dubbi. In fondo, dal punto di vista monetario si tratta di trasferire 15/20 milioni di euro e non miliardi. E soprattutto il gradimento del governo cinese alla cordata (di cui Steven Zheng sarebbe uno dei principali esponenti, coadiuvato da Sonny Wu in posizione più defilata, quasi da intermediario aggiunto), a questo punto della vicenda, avrebbe dovuto essere una mera formalità. Il tentativo di Mister Bee si è arenato proprio su questo aspetto: mettere insieme un pool di finanziatori con risorse adeguate all’impegno e allo stesso tempo politicamente graditi ai vertici del Partito comunista. Ma la storia del consorzio di Galatioto e Wu andrà diversamente, assicurano tutti. Per adesso, non si può fare altro che attendere.