Real-Atletico: i Colchoneros di Simeone sfidano i Blancos nella finale più “squilibrata” (fuori dal campo) della storia

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La finale di Champions 2016 sarà per la seconda volta in poche stagioni la versione internazionale del derby di Madrid. Il pronostico sportivo è incertissimo. Molto di più rispetto a due anni fa, quando il Real di Ancelotti spense a pochi secondi dalla fine del match i sogni dei biancorossi portando a casa la “Decima”. Viceversa il confronto fuori dal campo lascerebbe ben poche chance ai Colchoneros. Il distacco tra i due club madrileni è abissale. Forse mai nella storia della massima competizione continentale c’è stato un gap finanziario di questa portata tra i due contendenti, separati da quasi 400 milioni di euro di ricavi. E un 2015 da record per entrambe le squadre non ha affatto ridotto il divario: da un lato, i 577,7 milioni di fatturato netto del Real Madrid (con le plusvalenze si arriva a 660 milioni), primo al mondo tra i club sportivi; dall’altro, i “soli” 175,1 milioni iscritti a bilancio dall’Atletico (cui vanno aggiunti circa 30 milioni di plusvalenze da calciomercato). Un abisso riscontrato anche nell’ultimo scontro tra le due compagini della capitale spagnola in finale di Champions. Nel 2014 i due club potevano vantare un fatturato netto pari rispettivamente a 520,9 milioni (per il Real Madrid) e 120 milioni di euro (per l’Atletico), con un gap di 400,9 milioni a favore dei Blancos.

Una differenza fondata sul dominio del Real in tutte le diverse tipologie di ricavi. A partire da quelli televisivi, che nel 2015 hanno portato nelle casse delle merengues 163,5 milioni di euro, contro i 41,7 milioni destinati ai concittadini. Dal botteghino, incluse amichevoli e gare internazionali, il Real Madrid ottiene oltre duecento milioni di introiti, contro gli 84 dell’Atletico. È però nei ricavi commerciali che la società presieduta da Florentino Perez scava un solco rispetto ai rivali dell’Atletico: 211 milioni di euro contro 35 milioni, cifra che per i biancorossi è addirittura aumentata di oltre dieci milioni dall’ultima finale di Champions League grazie alla sponsorizzazione dell’Azerbaigian.

C’è da dire infatti che la politica di alleanze messe in atto dalla seconda società madrilena permette a quest’ultima di poter affidare al tecnico Diego Simeone un organico sempre all’altezza. Grazie al suo fatturato record il Real Madrid può permettersi una rosa che costa quasi trecento milioni di euro (per l’esattezza una spesa mai così alta nella storia del club che ha raggiunto nel 2015 i 289,3 milioni). Ciò non ha comunque negato ai Blancos la soddisfazione di un utile record nel 2015 pari a 42 milioni. Sull’altra sponda del Manzanarre, dopo aver quasi raddoppiato i costi del personale a seguito dell’exploit europeo, la società è riuscita a contenere gli ingaggi intorno ai 105 milioni, per un totale di costi operativi pari a 147 milioni (contro i 442,7 de Real) e un utile da 13,1 milioni. Per conseguire questi risultati sono stati fondamentali prima gli accordi con i fondi di investimento (soprattutto Doyen Sport) e oggi vietati dalla Fifa, poi le partnership con i cinesi di Wanda e l’Azerbaigian. A gennaio 2015 infatti il multimilionario cinese Wang Jianlin presidente della Dalian Wanda Group ha acquistato il 20% dell’Atletico Madrid per una cifra vicina ai 45 milioni. Le altre quote rilevanti della società restano nelle mani di Angel Gil (49%) ed Enrique Cerezo (18%), rispettivamente amministratore delegato e presidente del club biancorosso. Il resto appartiene ai soci dei Colchoneros saliti nel 2015 a 78mila. Wang Jianlin ha in mente la realizzazione di accademie targate Atletico Madrid in Cina, la firma di una serie di accordi commerciali con partner asiatici e l’organizzazione di tournée della squadra spagnola in Asia. Nel corso del 2015 poi Wanda ha elargito un contributo volontario di 15 milioni finalizzato al potenziamento dell’Academia, di cui ha acquisito i naming rights. Proprio in questi giorni inoltre il club madrileno ha concluso la trattativa per rilevare il 35% del Lens, club francese militante in Ligue 2 e di proprietà di Hafiz Mammadov, imprenditore azero con cui l’Atletico Madrid ha forti legami da tempo. Mammadov è un piccolo azionista del club biancorosso, nonché l’uomo che ha portato all’Atletico lo sponsor “Azerbaijan-Land of fire”, patrocinato dall’ente del turismo azero. Adesso l’Atletico affiancherà l’azionista di maggioranza del Lens, la società lussemburghese Solferino Sarl. Tutto ciò porterà quest’anno a un incremento dei ricavi fino a 240 milioni. E se poi Simeone e i suoi ragazzi dovessero sollevare la Coppa il gap con i ricchi cugini madrileni potrebbe seriamente iniziare a colmarsi anche sul piano finanziario.